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Il cemento alla sfida dell’oro blu

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Calcestruzzi sta attivando numerose iniziative per ridurre il consumo d’acqua nella propria filiera produttiva

In tempi di caro petrolio e caro gas si rischia di dimenticare un’emergenza altrettanto importante, dovuta a fattori molto più difficilmente gestibili rispetto alle prime due: la carenza d’acqua.

L’ultima stagione estiva ci ha insegnato quanto il clima si stia estremizzando, causando nel nostro Paese una riduzione drastica di questo bene fondamentale per la nostra società in generale e, in particolare, per la nostra economia.

In attesa di provvedimenti strutturali, ormai indifferibili, che consentano un accumulo più razionale dell’acqua nelle stagioni piovose, gli stakeholder più sensibili stanno chiedendo ai loro clienti e fornitori di fornire indicazioni sempre più dettagliate sull’uso dell’acqua nelle filiere di appartenenza.

Non si parla ancora di bilancio idrico al pari del bilancio economico per valutare i propri fornitori, ma la strada in questo senso appare (fortunatamente) segnata.

Consumo 0?

Molte realtà produttive si stanno attrezzando per limitare i consumi d'acqua e puntano versa la direzione del consumo 0 o alla positività nel ciclo d'acqua.

Ed è per questo che molte realtà produttive attente a queste tematica si stanno attrezzando per limitare i propri consumi d’acqua, puntando al consumo 0 o, addirittura alla positività nel ciclo dell’acqua (immettere cioè più acqua nel sistema rispetto a quella che si consuma).

Come Bolab siamo da sempre attenti alla riduzione del consumo di materie prime e per questo abbiamo intervistato i responsabili tecnici di uno dei principali produttori mondiali di calcestruzzo, la  Calcestruzzi Spa (ne parleranno anche al prossimo SAIE, al padiglione 29, stand C23); la domanda è semplice, quali sono le attività che avete attivato per ridurre il consumo idrico e quali le iniziative che state pianificando per il futuro?
Ecco quello che ci hanno risposto Deborah Floris, Sergio Tortelli e Filippo Zapparrata.

Non solo per il calcestruzzo

L’acqua all’interno del processo produttivo di Calcestruzzi non viene utilizzata solo per la realizzazione del calcestruzzo, ma anche per una serie di altri impieghi collaterali che, in un’ottica di una corretta e completa valutazione di bilancio idrico devono essere accuratamente valutati e contabilizzati, come ci spiega Sergio Tortelli, sustainable solutions manager di Calcestruzzi: “Il mercato e i nostri partner mettono ormai al centro di ogni processo costruttivo l’attenzione alla tutela delle materie prime, dall’energia fino alla riduzione dell’impatto ambientale e delle emissioni gassose. L’acqua, in questo scenario, è entrata prepotentemente alla ribalta negli ultimi anni, anche per il cambiamento climatico in atto.
Le Certificazioni ambientali volontarie (come il LEED o il BREEAM) sono un punto di partenza importante e un vero e proprio market mover: non solo garantiscono che gli edifici abbiano un impatto ambientale contenuto (per alcuni standard potenzialmente anche positivo), ma sono anche garanzia di un ritorno più elevato rispetto a quello di strutture che non seguono gli stessi principi; per la prima volta il rispetto ambientale va di pari passo con la produttività di impresa, un aspetto fondamentale che ci fa ben sperare per il futuro”.

“Oggi la parola chiave è Tracciabilità: il nostro impegno, proprio per garantire ai nostri stakeholders elementi concreti validi per Certificazioni e Bilanci di sostenibilità, è rivolto alla misurazione sempre più accurata dell’acqua che utilizziamo nel processo di realizzazione del calcestruzzo.

Il nostro obiettivo è quello di conoscere in tempo reale quanta acqua utilizziamo in ogni fase del processo e quanta di questa sia riciclata, con l’obiettivo di ridurre l’impiego della risorsa vergine

Sergio Tortelli

Sottolinea Tortelli: “Per fare questo occorre introdurre nella filiera produttiva strumenti di controllo, come contalitri, ma anche, soprattutto per le acque di riciclo, densimetri, in grado di fornirci dati certi e incontrovertibili da inserire nelle nostre rendicontazioni interne che il gruppo HeidelbergCement ci sta chiedendo con sempre maggiore convinzione”.

“Ovviamente c’è ancora molto da fare, ma il processo è in atto e ben avviato e può portare vantaggi indubitabili anche nel breve periodo, una volta superati alcuni scogli normativi (ad esempio nei CAM l’acqua non viene conteggiata tra le materie prime seconde ammissibili, dato che il limite del 5% riguarda solo i componenti secchi)”.

Raccogliere bene, riutilizzare meglio

La sfida per le aziende che vogliono ridurre la quantità d’acqua vergine da utilizzare passa attraverso la corretta raccolta delle acque piovane e il loro riuso virtuoso, ne abbiamo parlato con Filippo Zapparrata, Coordinatore delle attività tecniche e responsabile degli asset industriali di Calcestruzzi.

“La raccolta delle acque di prima pioggia, unitamente alle acque di ritorno delle autobetoniere, sostiene un ruolo fondamentale nel nostro processo di riciclo delle acque per la produzione del calcestruzzo”.

"Tutti i nostri impianti hanno naturalmente adeguate vasche di prima pioggia, alcune di queste con capacità molto importanti".

"Lo scopo di queste vasche è di contenere elementi chimici provenienti dall’impianto ed evitare che si disperdano nell’ambiente. Poi rivestono un ruolo fondamentale nel processo di impiego delle acque di trattamento all’interno del calcestruzzo”.

Precisa Zapparrata : "Ovviamente non utilizziamo tali acque senza controllo, anzi, stiamo implementando un sistema di densimetri per avere costantemente il controllo dei solidi sospesi al loro interno, per rispettare le prescrizioni della legge 1008 che stabilisce un limite di 18 kg/ m3 per le acque da usare nel calcestruzzo”.

Un limite ben preciso

La legge 1008 stabilisce un limite di 18 kg/ m3 per le acque da usare nel calcestruzzo.

“Con questa procedura abbiamo a disposizione una scorta di acqua, che altrimenti andrebbe dispersa, da utilizzare nell’impasto. Per migliorare e rendere più efficiente il processo di raccolta delle acque piovane, stiamo anche pensando di realizzare vasche di seconda pioggia separate, in modo da aumentare la capacità di stoccaggio dei nostri impianti e, quindi, di ridurre ulteriormente il prelievo di acqua vergine da pozzi e acquedotti”.

“Un’altra opportunità sarebbe quella di differenziare le vasche di raccolta dell’acqua proveniente dall’area di scarico degli impianti (caratterizzata da maggiori percentuali di residui di cemento e calcestruzzo), da quella dei piazzali, in modo da fruire diversamente all’interno del ciclo produttivo”.

Oggi le acque 'di ritorno' vengono raccolte nelle vasche dell’impianto, dopo aver subito un processo di trattamento. In futuro, grazie a impianti ad hoc, saranno dotate di filtropresse per un proceso di chiarificazione per il riutilizzo.

Filippo Zapparrata

"Poniamo inoltre sempre più attenzione alle acque ‘di ritorno’, ovvero quelle che vengono utilizzate dalle autobetoniere per il lavaggio del tamburo e delle palette all’interno. Oggi vengono raccolte nelle vasche dell’impianto, dopo aver subito un processo di trattamento. In futuro, anche grazie a impianti ad hoc saranno dotate di filtropresse per ottenere alla fine del processo, acque completamente chiarificate pronte per essere riutilizzate”.

“Ci sono, infine, impieghi idrici che appaiono minori, ma che, all’interno di un processo di rendicontazione interna che prevede un Bilancio Idrico per ogni nostro impianto, vanno monitorate e rilevate: stiamo, ad esempio, lavorando all’ottimizzazione dell’impiego di acqua per l’abbattimento polveri nei nostri impianti, utilizzando spruzzatori al posto di autobotti. Questo ci ha già consentito un notevole risparmio di acqua vergine, risparmio che contiamo di aumentare ulteriormente con la sperimentazione di sistemi ad aerosol o con l’impiego di acqua di riciclo anche per questa applicazione".

“Il Bilancio idrico dei nostri impianti è un passaggio fondamentale che ci consentirà di conoscere a un livello di dettaglio molto preciso il contributo delle fonti di approvvigionamento, i consumi per la produzione del calcestruzzo e per altri usi e lo scarico di acque di seconda pioggia sulla rete di raccolta pubblica. Ogni nodo del sistema sarà monitorato con appositi contalitri e, a fine anno, tutti questi dati saranno inseriti in una piattaforma digitale che ci consentirà di monitorare con precisione l’intero processo, permettendoci di mettere in campo ulteriori azioni di efficientamento”.

Ottimizzare: una strada certa per il futuro

E il futuro? Stabilito con certezza quanta acqua viene utilizzata nei processi, si può procedere a ottimizzarne l’uso, sulla base di dati certi; in Calcestruzzi si sono dati obiettivi di medio e lungo periodo, con l’obiettivo di un processo continuo e virtuoso di riduzione del consumo di acque in tutte le fasi del processo produttivo, come ci ha spiegato Deborah Floris , Head of Tech Assistance -Technology and Quality Department di Italcementi.

“Da sempre siamo attenti al riciclo dell’acqua industriale di processo per ridurre il prelievo della risorsa vergine. Negli ultimi anni i nostri sforzi si sono però intensificati, dato che riteniamo che agire in questo senso sia ormai un dovere morale, dal quale nessuna realtà industriale può sottrarsi. Prima di tutto però occorre fare una precisazione: l’impiego di acque di riciclo non può in alcun modo inficiare la qualità del prodotto né derogare alle normative di controllo di qualità vigenti in materia. In questo senso controlliamo rigorosamente una vasta serie di parametri quali-quantitativi sulle acque di riciclo prima di reintrodurle nel processo produttivo: dal PH alla qualità di cloruri, fino alla percentuale di parti fini sospese”.

“Massima qualità quindi, senza però perdere di vista l’obiettivo primario, ridurre il prelievo di acqua vergine. I monitoraggi che abbiamo effettuato nei primi sei mesi di quest’anno ci forniscono risultati importanti di cui possiamo già essere fieri, anche se il lavoro da fare ritengo sia ancora molto: a livello Italia abbiamo raggiunto una quantità di utilizzo di acqua di recupero dal processo dell’industria del calcestruzzo che ha consentito un risparmio medio del 25% (in alcuni territori particolarmente virtuosi raggiungiamo risultati anche più lusinghieri)”.

Qualità al 100%

L'impiego di acque di riciclo non può in alcun modo inficiare la qualità del prodotto né derogare alle normative di controllo di qualità vigenti in materia.

Sottolinea Floris : “Devo sottolineare come attualmente il principale ostacolo all’impiego di maggiori percentuali di acqua ‘secondaria’ sia da ricercare essenzialmente in Capitolati di vecchia concezione, e in una cultura al suo utilizzo ancora poco diffusa tra i tecnici delle Pubbliche Amministrazioni e delle Imprese che talvolta percepiscono l’acqua di riciclo come un elemento che potrebbe andare a discapito della qualità del calcestruzzo".

"Un pregiudizio che non ha basi fattuali reali, dato che l’acqua secondaria, prima di essere reinserita nel processo produttivo, viene accuratamente analizzata e non incide sulle prestazioni finali del calcestruzzo”.

“L’introduzione dei densimetri ci consentirà di fare un ulteriore passo avanti, misurando per ogni lotto la qualità precisa di solidi sospesi, potendo intervenire quindi in tempo reale sulla ricetta del calcestruzzo, riducendo la qualità di sabbia e garantendo quindi un calcestruzzo sempre ottimale per gli impieghi che deve affrontare. Il tutto con una tracciabilità pressoché completa del processo a tutela di tutte le parti coinvolte nel processo costruttivo”.

Conclude Floris : “Dal punto di vista normativo, una volta effettuate le analisi (che devono anche essere documentate e disponibili per ogni attore della filiera), l’acqua di riciclo, nel rispetto dell’UNI EN 1008, potrebbe raggiungere il 100% di impiego. Siamo appena all’inizio, ma è questo l’obiettivo che ritengo come società, ma anche come cittadini, ci dobbiamo proporre di raggiungere al più presto".

Silvano Lova

Direttore Generale dei portali PromisedLands.it, gowem.it, bolab.it