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La Sicurezza sul lavoro: un fattore etico e non solo tecnico

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  • INFO POINT
  • Di Arcangelo D'alessandro
  • Dove: Roma

Oltre a un corretto impianto normativo occorrono strumenti per radicare l'etica della sicurezza sul lavoro in ogni operatore

La tragedia del cantiere di Firenze, dove una trave ha travolto gli operai impegnati nella costruzione di un nuovo supermercato, ha di nuovo acceso i riflettori (che in verità non si erano mai spenti) sul tema della sicurezza sui luoghi di lavoro. Da più parti si sono levate voci sull’insostenibilità che nel 2024 muoiano ancora così tante persone durante il lavoro quotidiano e in molti hanno richiesto un ulteriore sforzo normativo e un inasprimento delle sanzioni per i responsabili (una volta che verrà appurata la causa) della tragedia.

Si tratta di giudizi in larga parte condivisibili, ma ci preme qui portare l’attenzione su alcuni aspetti che, a nostro parere, non sono stati sottolineati con la giusta attenzione (o che forse non sono stati affrontati affatto).

Italia avanguardia europea

Il tema della sicurezza è, in Italia e Europa, da sempre in primo piano: è di qualche mese fa la notizia che la Comunità Europea ha emanato una nuova direttiva riguardo alla sicurezza sui luoghi di lavoro; il nuovo provvedimento è nato su iniziativa proprio dell’Italia e tutti gli Stati membri dovranno aderire alla nuova direttiva.

Si tratta di un’iniziativa che affronta il tema prettamente dal punto di vista di un riordino legale e normativo che sicuramente aiuta il processo di cura della sicurezza sui luoghi di lavoro e riteniamo importante sottolineare, soprattutto dopo gli eventi tragici di Firenze, che sia stata l’Italia a essere la prima promotrice di questa iniziativa.

C’è un importante distinguo però da evidenziare: il discorso relativo alla sicurezza sui luoghi di lavoro nasce in un Paese che, dobbiamo ricordarlo per onore di cronaca, è stato all’avanguardia su questi temi; la prima normativa in questo senso risale addirittura al 1956, preceduta, ancora prima della fondazione della Repubblica, nel 1932, dalla nascita di un Ente preposto a gestire il delicato tema: l’ ENPI, Ente Nazionale Prevenzione Infortuni , assorbito poi, in seguito alla Riforma Sanitaria del 1978, dall’ INAIL .

Ovviamente, e la cronaca lo dimostra, si deve lavorare ancora con più attenzione e rigore, proprio perché il motivo principale per cui la tematica della sicurezza sui luoghi di lavoro ancora non viene applicata in maniera corretta sia da parte dei lavoratori sia dal punto di vista delle imprese, risiede nel fatto che viene troppo spesso percepita come una sovrastruttura formale, fatta di norme disincarnate con la quotidiana pratica sui luoghi di lavoro.

I lavoratori e gli imprenditori tendono a gestire le procedure di sicurezza, avendo cura di ‘sistemare tutte le carte’, dando la prelazione agli aspetti burocratici e legali rispetto a quelli pratici e operativi. Il nostro Testo Unico sulla Sicurezza (la famosa legge 81 del 2008) è sicuramente uno dei migliori al Mondo, si tratta di un documento che cura ogni aspetto del tema che vuole normare, ma, torniamo a ripeterlo, lo fa precipuamente dal punto di vista ‘legale’, mentre ne andrebbe sottolineato l’aspetto etico: l’operaio deve essere formato, con gli strumenti di formazione previsti, non alla mera conoscenza delle normative e degli strumenti di protezione, ma anche e soprattutto a costruirsi una coscienza personale, ben compresa e radicata, del rischio sul lavoro e di ciò che comporta, a livello di danno alla propria salute, il fatto di lavorare in modo non adeguato.

Lo stesso principio dovrebbe valere anche per gli imprenditori; ben vengano ovviamente le normative europee e eventuali ulteriori aggiornamenti della Legge 81 in senso migliorativo che si stanno pensando proprio in questi giorni dopo la tragedia di Firenze. Ciò che manca, però, e di questo ne siamo convinti, è proprio una consapevolezza etica (e quindi molto più profonda rispetto a quella tecnica pure necessaria e fondamentale) sul significato di sicurezza che sia ben radicata in tutti gli attori che si muovono sui luoghi di lavoro.

Anzi, sarebbe necessario diffondere questo tipo di consapevolezza ben oltre il perimetro dei luoghi di lavoro, portandola anche a influire sul nostro comportamento alla guida, ma anche addirittura nelle nostre abitazioni (ricordiamo che gli incidenti domestici rappresentano una fattore molto importante di mortalità in Italia). Eticamente, proprio la salvaguardia della persona (e non solo del lavoratore) deve essere un principio universale che però parte da una presa di coscienza soggettiva, propria di ogni cittadino che deve essere basata in primo luogo sul rispetto di se stessi (e quindi della propria salute), sul compiere ogni azione (anche quelle più banali) ponderandone le conseguenze sulla propria salute, lavorando, per sintetizzare un concetto articolato in parole semplici, ‘prima con il cervello e poi con le mani’.

Tornando alle conseguenze di una tale presa di coscienza sui luoghi di lavoro, non ci riferiamo solo ai lavori manuali, ma anche al terziario, il classico lavoro di ufficio, dove, ad esempio, posture sbagliate alla propria postazione possono portare a gravi danni nel tempo.

Concludendo: seguiamo con attenzione le leggi e le normative, provvediamo a redigere e rispettare con attenzione i Piani Operativi di Sicurezza, eroghiamo i necessari corsi di formazione, ma il principio fondamentale deve essere uno solo: eticamente dobbiamo essere preparati ogni giorno a valutare, quasi istintivamente, il rischio che corriamo nelle nostre normali attività che scandiscono la nostra giornata.

É giusto che ci sia una valutazione generale dei rischi da parte di figure preposte, ma a questa va affiancata una valutazione personale, che deve essere profondamente radicata in ognuno di noi e deve rappresentare un elemento proprio di ogni lavoratore, diventando parte proattiva non solo della propria sicurezza, ma anche di quella dei propri colleghi. Senza questo binomio, potremo continuare a rendere sempre più dettagliate e cogenti procedure e normative, ma continueremo a piangere altri caduti sul lavoro nel prossimo futuro.